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sabato 26 giugno 2010

Joshua tree

Piante carismatiche: “The Joshua Tree”

All’orto botanico abbiamo fatto la conoscenza di piante molto particolari e affascinanti, appartenenti alla famiglia delle “Forbie Colonnarie”.


Queste piante sono originarie delle Americhe, anche se dal 1500 si sono mescolati vari generi e provenienze. Le cactacee, che fanno parte di questa specie, vivono in un clima sub – tropicale e per questo hanno sviluppato nel tempo delle difese, come l’evapotraspirazione, grazie alle quali sopportano lo stress idrico e l’insolazione.




Tra queste, abbiamo visto: l’Aloe, l’Agave Tequiliana, che serve per fare la Tequila, l’Opunzia e, dulcis in fundo, la “Yucca Brevifolia” : comunemente conosciuta come “The Joshua tree”, viene detta anche”Yucca palm”, “Tree yucca”, e “Palm tree yucca”.









Questo albero è nativo delle zone sudoccidentali dell’America settentrionale: California, Arizona, Utah e Nevada, dove si trova prevalentemente nel deserto tra i 400 e i 1800 metri. Esso cresce inoltre nelle ampie praterie della Queen Valley e della Lost Horse Valley nel Joshua Tree National Park. Vi sono due sottospecie di questa pianta:: Yucca brevifolia jaegeriana (the Jaeger Joshua tree o Jaeger's Joshua tree) e Pygmae Yucca. Altre sottospecie sono state proposte, ma i botanici le hanno rifiutate, preferendo raggrupparle tutte in una unica denominazione: Yucca brevifolia f. herbertii (Webber's Yucca o Herbert Joshua Tree).




Il nome “Joshua Tree” fu dato da un gruppo di mormoni che attraversarono il deserto del Mojave durante la metà del 19° secolo. La singolare forma di questa pianta ricordò loro una storia, narrata nella Bibbia, in cui Joshua (Giosuè) alza le mani verso il cielo per pregare. Molti proprietari di ranch e minatori, contemporanei dei mormoni, trassero vantaggio da questa pianta, usandone i tronchi e i rami nella costruzione di recinti e come combustibile nei processi di estrazione dei minerali. Fu per la prima volta descritto formalmente nella letteratura botanica con il nome di “Yucca Brevifolia” nel 1871 da George Engelmann, come parte de “L’esplorazione geologica del quarantesimo parallelo”.

Il Joshua tree cresce velocemente nel deserto; le nuove pianticelle possono crescere in media 7,6 centimetri all’anno per i primi dieci anni, mentre crescono di 3,8 centimetri per gli anni restanti. Il tronco di uno di questi alberi è fatto di centinaia di piccole fibre e non ha al suo interno gli anelli di crescita che si riscontrano invece in altri alberi, cosicchè è difficile stabilirne l’età. Se sopravvive al clima del deserto può vivere per centinaia di anni; alcune specie arrivano anche a mille anni. Il più alto arriva a 15 metri di altezza. Nuove piante possono essere coltivate attraverso le semenze, ma a volte nascono, si diffondono nuovi alberi grazie ai rizomi che si disperdono sottoterra intorno all’albero stesso. La fioritura avviene da febbraio ad aprile inoltrato, in pannocchie alte 30 – 55 centimetri e larghe 30 – 38 centimetri. I singoli fiori, eretti, sono alti 4 – 7 cm, con sei petali che vanno dal bianco crema al verde. I petali sono a forma di lancia. I pistilli sono alti 3 cm e la cavità dello stigma è circondata da lobi. Il frutto che viene prodotto è di colore verde-marrone, di forma ellittica, e contiene molti semi piatti. Gli alberi di solito non ramificano dopo la fioritura e non fioriscono ogni anno. Come la maggior parte delle piante del deserto, la loro fioritura dipende dalla pioggia, se arriva nel periodo giusto, e necessiterebbe di un precedente congelamento invernale.

Il Joshua tree non manca di evocare suggestioni, riflessioni, sensazioni che rimandano ad una natura selvaggia, incontaminata, libera dalle convenzioni della cultura, un po’ naïve e per questo necessaria al giorno d’oggi, ma non solo, per disintossicarsi dalle continue finzioni, ipocrisie che mascherano la violenza della cosiddetta “civiltà”. É celeberrimo a questo proposito l’album degli U2 intitolato appunto “The Joshua tree”.

The Joshua Tree è il quinto album degli U2, pubblicato il 9 marzo 1987 dalla Island Records. Prodotto da Brian Eno e Daniel Lanois, The Joshua Tree ha vinto il premio come album dell'anno alla cerimonia dei Grammy Award del 1988 ed occupa la posizione 26 nella lista dei 500 migliori album secondo la rivista Rolling Stone.


Scrive la rivista Rolling Stone il 7 maggio 1987: «La bellezza selvaggia, la ricchezza culturale, il vuoto spirituale e la feroce violenza dell'America vengono esplorati per ottenere degli effetti di fatto in ogni aspetto di The Joshua Tree; già nel titolo e nelle immagini sulla copertina dell'album, il blues e il country si mescolano chiaramente nella musica... Infatti, Bono dice che "smantellare la mitologia dell'America" rappresenta una parte importante dell'obiettivo artistico di The Joshua Tree


Nel suo viaggio del 1986 a San Salvador e in Nicaragua, Bono assiste in prima persona alle angherie a cui sono sottoposti i contadini nei conflitti interni e questo influenza molto l'album, soprattutto in “Bullet the Blue Sky” e Mothers of the Disappeared.


Nell'album si contrappongono l'antipatia verso gli Stati Uniti, compresa la rabbia per la politica estera degli USA dell'amministrazione Reagan in America Centrale, ed il fascino profondo della campagna americana, gli spazi immensi, la libertà e ciò che rappresenta. La band vuole un tipo di musica con un senso di "location", una qualità "cinematica". La musica e le parole sono disegnate sull'immaginario creato dagli scrittori americani di cui gli U2 avevano letto delle cose. Secondo Bono, l'album è ispirato e influenzato più dalla geografia che dalla gente.

Il disco è influenzato dal country e dal blues. Durante la registrazione di
Silver and Gold con Keith Richards, Bono e Richards ascoltano il blues, il country, la pop music americana degli anni cinquanta, tutte influenze che, combinate con i primi "riferimenti" di Bono (Patti Smith, Bob Dylan), producono un effetto sulla canzone sull'intero album.L'album è stato registrato, in parte, negli studi Sun a Memphis (dove sono stati registrati i primi fondamentali album di rock and roll, negli anni '50, dai primi singoli di Elvis Presley fino a quelli di Jerry Lee Lewis).



L'albero di Joshua "originale" della copertina del disco

Il Joshua tree è anche impiegato nella cura di vari disturbi. La sua essenza floreale “risveglia l’identita’ umana e da’ all’individuo una chiara consapevolezza di questo risveglio”. Per saperne di più:

http://www.flowersociety.org/italiano/Joshua_Tree_italiano.htm

Come vedete, questa pianta ha molte proprietà e virtù, e chissà quante altre se ne scopriranno...a voi la scelta!!!

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