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martedì 25 maggio 2010

Museo di Storia Naturale

Museo di storia naturale via Guffanti – Pavia

Questo museo ha l’aspetto di un “deposito”: i pezzi sono ammassati, disposti in modo da occupare meno spazio possibile.

Questa sede è, da ormai molti anni, provvisoria. Il vero museo di Storia naturale di Pavia, risalente al 1960, fu smantellato e i reperti furono messi sotto al tetto del Castello Visconteo. Furono poi, in anni recenti, restaurati e posti in questa sede.

Il Museo ha origini molto antiche. Fu creato da Lazzaro Spallanzani, il padre della biologia sperimentale. Nel 1769 egli divenne professore di Storia Naturale, e nel 1771 ebbe l’idea di allestire questo museo per poter impartire dimostrazioni pratiche ai suoi studenti.

SALA SPALLANZANI


pavone

In questa sala vi sono i reperti più antichi. Troviamo i resti di alcuni animali, come la mandibola, la vertebra, la scapola di una balena della Groenlandia, e le ricostruzioni di alcuni animali, con delle parti autentiche, originali, e delle parti fittizie. Gli animali infatti arrivavano frequentemente al museo come pelle montata su un manichino che aveva le sembianze dell’animale originario.

Fra questi vi è un ippopotamo che apparteneva alla corte dei Gonzaga; risale quindi al 1780 circa.

Vi sono inoltre un delfino (Tursio), un coccodrillo del Nilo, uno squalo “mako”.

Vi è poi l’angolo della sala dedicato alle mostruosità, alle eccentricità della natura, come l’agnellino nato senza testa o esemplari di gemelli siamesi nel mondo animale. Questi esemplari potevano essere utili alla scienza in quanto gli errori della natura potevano rivelarne alcuni meccanismi arcani.

Il museo fu citato da alcuni personaggi del mondo letterario antico: Lorenzo mascheroni ne parlava in alcuni versi dedicati a Lesbia Cidona.

Vi sono poi delle tavole, create da Angelo Maestri per l’allevamento del baco da seta, in cui si possono vedere questi animaletti.

SALA DELLE COLLEZIONI IN LIQUIDO

Questa sala ha delle caratteristiche meno espositive, più, come dicevamo, di “magazzino”: vi si trovano degli animali che vengono conservati dentro a una soluzione di alcool. L’alcool, a 70°, estrae l’acqua dai tessuti: per questo processo l’animale viene disidratato e si conserva. Fra questi c’è un’ iguana tubercolata, un animale che sta sugli alberi e si nutre di vegetali.




pesci in liquido

SALA VERRI

Il nome di questa sala è quella di un tecnico dell’Università che andò in pensione nel 1990. Qui sono raccolti molti animali, imbalsamati, di origine locale, trovati a Pavia e nei paesi limitrofi, morti lungo la strada o donati da cacciatori.

Si nota il “Rigogolo”, un uccello presente nel parco del Ticino.

Vi sono inoltre molte varietà di uccelli notturni. Le loro caratteristiche specifiche sono: viso piatto, (disco facciale piatto), occhi posizionati davanti, sul disco facciale, e non di lato, udito tridimensionale. Troviamo: l’alloccco, presente in gran quantità ne vosco Negri, il gufo, caratterizzato dagli occhi rossi, la civetta, che rispetto agli altri rapaci è più piccola e si nutre più che altro di insetti, il barbagianni, dagli artigli molto grandi. Gli uccelli rapaci sono dotati di penne molto particolari, che non fanno alcun rumore quando sbattono le ali.

SALA DELLE COLLEZIONI OTTOCENTESCHE

In questa sala troviamo un armadio settecentesco in cui vi sono collezioni antiche. Vi è un corallo raccolto da Spallanzani durante uno dei suoi viaggi a Lipari.

Particolare è il “kakapò”, pappagallo non volatore adattato alla vita terrestre. Viene dalla Nuova Zelanda.

Vi sono inoltre gli “uccelli grucioni” presenti in India e in Africa. Vi sono varie specie, tra cui il grucione “verde” e il “persico”. Per tutto l’800 vi fu un grande interesse per le varie specie, tanto che ogni museo ne volle avere almeno un esemplare per ogni specie e per questo erano frequenti gli scambi tra musei.

Vi sono poi varie specie di picchi: ad esempio il picchio sudamericano e il martin-pescatore. Anche qui vi sono gli uccelli notturni, tra cui spicca il succiacapre che si nutre di insetti e di notte emette un suono molto particolare, una specie di trillo. É una specie africana.

Passiamo poi alle statue miologiche. “Miologiche” significa “dei muscoli”. Queste statue, ottenute col metodo della plastinazione, erano ad uso degli studenti di medicina, a cui risultavano molto utili per lo studio dell’anatomia comaparata. In alternativa si usavano dei modelli di cera. Le statue miologiche fornivano molti dettagli dell’anatomia umana, del cervello, e delle altre parti del corpo.

Torniamo agli animali. Degno di nota è il pesce celacanto, considerato un fossile vivente. Fino al 1930 specie simili a questa furono ritrovate come fossili, finchè nel 1930 venne trovato questo esemplare vivo nel canale del Mozambico. Questo animale suscitò un vasto interesse scientifico, dato dalla particolare forma delle pinne che sembrano zampe.




pesce celecanto

Troviamo poi il pesce ancestrale, conservato in formalina, trovato nel 1987 nell’Oceano Indiano. Fu affumicato e donato all’Aga Kaan III. Gocciolava grasso, e ancora adesso perde un po’ di grasso.

Tra gli animali imbalsamati, troviamo ancora i leoni di barberia, che vengono dal nordafrica. Hanno come caratteristica una criniera meno folta e un po’ più piccola di quella del leone naturale.

Vi è il tigone, un ibrido, sperimentale, un incrocio tra una tigre e un leone, che visse pochissimo.




leonessa di barberia

Vediamo anche il licaone e un cucciolo di volpe.

La foca monaca, che era molto presente nel mare della Liguria, della Toscana e delle Isole, e che dai primi anni ’80 non si vede più in Italia.

Ancora, vi sono delle variertà di picchi: il verde, il rosso maggiore, il rosso minore. Sono molto importanti per il progetto EST, che si propone di educare alla scienza e alla tecnologia e parla della biodiversità. Si svolge in provincia di Pavia.

Spicca inoltre l’oritteropo, equivalente a un formichiere sudamericano, dotato di una lingua molto lunga e appicicosa.

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